di Luca Crovi
Ci sono interviste che ti cambiano la vita. Una di queste è stata sicuramente quella che mi concesso Richard Matheson una leggenda della letteratura e del cinema fantastico. Mi è capitato di intervistarlo una sola volta e l’incontro posso assicurarvelo fu fulminante. Accadde tutto casualmente: Chiara Moscardelli che all’ora lavorava come ufficio stampa per Fanucci mi chiese se ero disponibile a chiacchierare un po’ con Matheson per lanciare la nuova edizione italiana di “Io sono leggenda” (non era ancora in lavorazione il film con Will Smith) e io radunai come compagni per l’impresa il traduttore e rocker Seba Pezzani e il direttore di Urania Giuseppe Lippi. Tutto ebbe inizio alle ore 22.30 a Milano nel dicembre 2003 quando la spia rossa del telefono in linea si accese nello studio B di Radiodue di Corso Sempione a Milano. Nella stanza eravamo seduti in tre davanti a un tavolo verde che potrebbe sembrare da poker. Un terzetto di brutti ceffi con le cuffie in testa che poco sembravano avere in comune se non forse una passione sfrenata per la letteratura di genere. Dall’altra parte dell’Oceano rispose alla chiamata lo scrittore Richard Matheson e la sua voce sembrava provenire da una zona ai confini della realtà dove i ricordi si perdono e ritrovano nell’etere. Fu la prima grande intervista internazionale che realizzammo a “Tutti i colori del giallo” e che ci apri le porte a speciali incontri. E mi spiace dover ricordare proprio oggi quella serata speciale per salutare Richard Matheson che ci ha lasciati a 87 anni, orfani dei suoi racconti e dei suoi romanzi. Per ricordarlo vi rimando ad altri tre pezzi che ho dedicato nel tempo alla sua attività di narratore che sono presenti in questo blog e per coloro che volessero in parte riassaggiare le emozioni di quel momento segnalo che un estratto dell’intervista è uscito oggi sulle pagine del quotidiano Il Giornale: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/930529.html
Mentre un estratto quasi integrale della chiacchierata venne pubblicato dalla Fanucci in appendice al volume “Incubo a seimila piedi”. So che Matheson si divertì molto in quelle due ore in cui parlammo insieme della sua opera e sono convinto che in questo momento ovunque sia stia ancora sorridendo pensando a quei tre buffi interlocutori italiani che lo tempestarono di domande. Lui è stato e sempre sarà per noi Leggenda!
Matheson schiude le porte di altri regni